Giustizia riparativa: รจ possibile un nuovo inizio?

Giustizia riparativa: รจ possibile un nuovo inizio?

Erano gli anni โ€˜70 quando a Kitchener, al confine tra Canada e USA, i due educatori Yantzi e Peachey proposero ai giudici una pena diversa per due ragazzi che avevano vandalizzato delle abitazioni del paese: non piรน i vecchi progetti di rieducazione e colloqui psicologici, ma un serio programma di incontri con le famiglie danneggiate dalle loro azioni, e un impegno risarcitorio da garantire con il lavoro. ย Da qui inizia la teorizzazione, di psicologi ed educatori, di una possibile โ€œmediazione vittima-offensoreโ€. Dagli anni โ€˜80 in Nord America si diffonde lโ€™ipotesi di una restorative justice.

รˆ possibile โ€œquantificareโ€, e quindi risarcire, i danni (morali, umani, materialiโ€ฆ) di unโ€™infrazione della legge? รˆ possibile analizzare, e guarire, lโ€™impatto di un reato sulle vittime e sullโ€™intera comunitร ? Secondo la cittadina di Kitchener sรฌ, e questa intuizione ben presto si รจ diffusa in tutto il mondo, in teorie, studi e progetti dalle finalitร  comuni: mettere al centro la persona, comprendere, dialogare.

La giustizia riparativa รจ evoluta, nel tempo, tanto da essere istituzionalizzata. Pensiamo allโ€™esempio della Germania, in cui giร  dagli anni โ€˜90 la mediazione autore-vittima ha fatto parte della giustizia minorile per poi estendersi a tutto il sistema giudiziario; o alla Finlandia, che investe in progetti di dialogo tra vittime e colpevoli tanto che delle 8000 mediazioni effettuate in un anno lโ€™82% ha esiti positivi; o ancora al Belgio, in cui la mediazione รจ parte integrante del sistema penitenziario al punto che si parla di โ€œdetenzione riparativaโ€.

Allora questi progetti testimoniano che uno scambio comunicativo tra chi il reato lโ€™ha commesso e chi lโ€™ha subito puรฒ esserci, e puรฒ portare molto frutto. Si puรฒ, quindi, rimediare alle conseguenze di una condotta lesiva innanzitutto alle persone. Si puรฒ avere un coinvolgimento attivo e proficuo tra vittima, colpevole e societร  per riparare un crimine. Con una soluzione concordata, il consenso delle parti e un percorso di ascolto e dialogo si possono guarire cuori feriti e ricostruire ponti di umana solidarietร .

Se dunque il reato viene letto con occhio non ingenuo e idealista, ma umano e comprensivo, รจ possibile costruire nuove relazioni e rigenerata vicinanza. Certo, ingredienti necessari (da entrambe le parti) sono lโ€™apertura al dialogo, e la disponibilitร  a rimediare a un errore che perรฒ non รจ mai senza possibilitร  di correzione. Ecco allora che il โ€œmodello riparativoโ€ diventa possibile, e non solo strumento di rieducazione di chi ha commesso un errore, ma di nuova libertร  e consapevolezza nelle persone e nella comunitร  civile intera.

Con apertura e ascolto, mettendo al centro la persona sofferente, non cโ€™รจ patto sociale infranto che non possa essere riparato.

 

Xavier Trevisan

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose!” (Ap 21,5)

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose!” (Ap 21,5)

Colui che era seduto sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose!” (Apocalisse 21, 5)

รˆ stato un anno piuttosto lungo. Tra le prove del 2021, siamo comunque rimasti impegnati nella nostra missione di “ricordare coloro che sono in prigione”. Grazie per il tuo fedele sostegno e le preghiere continue mentre serviamo coloro che sono dietro le sbarre e le loro famiglie. Da domani riprende il normale ritmo di vita e noi attendiamo con impazienza le cose nuove che Dio ha pianificato nel nuovo anno! Preghiamo che il 2022 sia un nuovo anno benedetto, sicuro e sano per te e per i tuoi cari.
Buon anno dai tuoi amici di Prison Fellowship Italia.

Marcella Reni

ll Presidente, i membri del CdA e i volontari tutti di Prison Fellowship Italia Onlus si uniscono al dolore dellโ€™amica e socia Rosy Rabini Mazzamurro e dei suoi familiari per lโ€™improvvisa scomparsa del marito.

Un mondo buono

Un mondo buono

โ€œAiuto! Aiuto! Aiuto!โ€ Il grido รจ assordante, mi stordisce. Esce dalle bocche, esplode negli occhi, sgorga dai cuori. Mi tuona nelle orecchie, mi abbaglia gli occhi, mi penetra nel cuore. Mi rifiuto di ascoltare, chiudo gli occhi per non guardare, smetto di pensare, ma il cuore no, non so come fermarlo, non so come rallentare, come smorzare, come frenare quel battito continuo che si fa sempre piรน forte, che cerca il modo di uscire per far vedere, per far capire che cโ€™รจ, che ha udito, che ha visto.

Sono nel bel mezzo del sesto incontro del Progetto Sicomoro di Fossombrone. Ops, ma voi non sapete niente del quinto, non ve lโ€™ho raccontato. Rimedio.

Penso sia stato uno degli incontri piรน belli a cui io abbia assistito. Il termine assistito non รจ casuale. In tutta la seduta credo dโ€™aver detto solo tre parole: Responsabilitร , Perdono, Perdono come liberazione. Hanno fatto tutto loro, detenuti-vittime, vittime-detenuti si sono fusi insieme e sono divenuti persone, persone con un peso nel cuore, persone accolte che ricevevano ascolto, persone intime che ricevevano consolazione, persone care che ricevevano conforto. Nessuno piรน abbassava la testa, ma tutti si guardavano negli occhi perchรฉ sapevano di non leggervi giudizio, ma comprensione. Le storie erano sempre le stesse, ma nessuno le ascoltava perchรฉ era piรน bello leggere dietro, leggere apertamente nel cuore quello che era avvenuto. Ed era ancora piรน bello leggere direttamente nel cuore dellโ€™altro la risposta, una risposta a lungo temuta, una risposta sempre evitata, una risposta che adesso era divenuta unguento che sanava vecchie ferite, profumo che sapeva di buono. NO! Non รจ buonismo, non รจ poesia. I colpi inferti o subiti restano, le cicatrici lo testimoniano, ma in tutti si รจ aperta la strada della speranza, in tutti si รจ accesa la convinzione che cambiare si puรฒ, che cambiare si deve, che cambiare sarร  il futuro. Non voglio narrare alcun episodio particolare perchรฉ servirebbe solo a sminuire lโ€™atmosfera che si era creata. Mi dispiace per voi, ma รจ incredibilmente vera lโ€™affermazione fatta da una vittima appena usciti: โ€œCerte cose non si possono descrivere, bisogna viverle.โ€

 

Adesso possiamo tornare a ieri, sesto incontro.

Cominciamo subito con una sorpresa. Il detenuto che si era iscritto, ma non si era mai presentato, adesso รจ qui e chiede di partecipare. Furtivamente chiedo personalmente a ciascuno se รจ favorevole. Bastava che uno dicesse di no e lui sarebbe uscito, sono le regole del sicomoro. Tutti dโ€™accordo e allora gli chiedo di presentarsi. Nome, cognome, etร  e si ferma. Non conosce il progetto ed allora, anche a beneficio degli altri, riepilogo i concetti principali. Lui riprende vita e ci racconta la sua storia. Quando si ferma, quello vicino a me dice: โ€œPierpaolo, non vedi che รจ in difficoltร , non conosce le persone e non conosce il progetto. Dobbiamo ricominciare tutto dallโ€™inizio.โ€ Comincio a spiegare lโ€™impossibilitร  di farlo quando mi accorgo che lui scoppia a ridere: โ€œPierpaolo volevo solo dirti che vorremmo prolungare il progetto.โ€ AIUTO!

Un altro prende la parola: โ€œVeramente questo progetto รจ portentoso. Io stesso ne sto godendo i frutti, perรฒ ha un grosso difetto: รจ troppo breve. Vedete che piano piano tutti si stanno aprendo. Adesso si respira un clima familiare, intimo. E sul piรน bello tutto finisce. Non รจ possibile. Bisogna aggiungere alcuni incontri.โ€ AIUTO!

Quello che nel quarto incontro aveva detto che non sarebbe piรน venuto, effettivamente lโ€™ha fatto. Attraverso due degli altri ci manda i suoi saluti e lโ€™affermazione che gli incontri a cui ha partecipato sono stati utili. Poi loro due cominciano a giustificarlo e a descrivere il suo carattere quando un altro chiede la parola: โ€œScusate, ma io non sono dโ€™accordo. Se lui ha scelto di non venire, ne subisca le conseguenze. Non perdiamo tempo a parlare di uno che per sua scelta non cโ€™รจ. Io sono venuto per ascoltare loro, si rivolge alle vittime, che sono qui per un tempo limitato. Non voglio perdere neppure un minuto.โ€ AIUTO!

Pierpaolo, svegliati! Hai tappi nelle orecchie e fette di mortadella davanti agli occhi. Hanno scoperto che cโ€™รจ un mondo reale, buono. Si sono abbeverati a โ€œfresche e chiare acque.โ€ Hanno gustato quell’atmosfera familiare a molti sconosciuta. Adesso non vogliono svegliarsi assetati ed affamati e la prima e logica reazione รจ quella di prolungare il sogno, di non aprire gli occhi, di accettare la loro cella sapendo che poi ritorneranno in quell’aula fredda e spoglia, ma calda e ricca, pronta ad accoglierli e a coccolarli. รˆ sempre il momento piรน brutto e difficile del progetto e questa volta รจ venuto anche troppo presto. Spiegare che noi siamo venuti a seminare un piccolo seme, che poi loro dovranno coltivare perchรฉ diventi un albero forte e frondoso, non serve a nulla. Giร  comunicando che il prossimo non sarร  lโ€™ultimo incontro, ma che ce ne sarร  uno in gennaio di โ€œmantenimentoโ€, senti molti sospiri di sollievo. In fondo, se ce ne puรฒ essere uno, perchรฉ non molti. Per fortuna interviene Caterina: โ€œGuardate che nessuno vi abbandona. Avrete i nostri indirizzi e potremo scriverci per continuare questo rapporto. Molti giร  mi scrivono ed io rispondo sempre.โ€

Il clima si rasserena e alla preghiera finale tutti i volti sono gioiosi.

 

Un abbraccio.

Pierpaolo

 

N.B. Al termine della lettura della sua lettera verso i familiari della sua vittima, un detenuto chiede alle vittime il permesso di stringere le loro mani per suggellare la sua dichiarazione di responsabilitร  e la conseguente domanda di perdono, anzi di pietร . Nessuna di loro si รจ sottratta a quel semplice, ma significativo gesto.

 

 

 

Ritrovata fiducia

Ritrovata fiducia

Mi siedo in macchina, metto in moto e parto. Non ho nessuna voglia di guidare, non ho nessuna voglia di guardare 350 km di strada pieni di auto e camion. Desidero solo chiudere gli occhi e pensare. La mia mente non vede lโ€™ora di fare esplodere tutti i sogni elaborati nelle due ore precedenti.
La mia volontร  si indebolisce sempre di piรน e si lascia sopraffare.

Siamo nel pieno del Progetto Sicomoro di Fossombrone. Questo quarto incontro appena concluso si รจ rivelato una continua battaglia psicologica combattuta con clave e fioretti, senza risparmio di colpi da parte di tutti.

Iniziamo col fare un poโ€™ di chiarezza. Partecipano a questo progetto sette ristretti, quattro vittime, due facilitatori e un apprendista, proprio nel senso che desidera apprendere e conoscere il progetto.
Il primo incontro comincia subito con una serie di botti inaspettati: al momento delle presentazioni personali, il primo detenuto spiattella tutte le sue colpe, delle quali si assume le responsabilitร , spaziando in quasi tutte le direzioni. Incoraggiati o rassicurati, tutti gli altri si adeguano e lo stesso fanno le vittime.

Nessuno cerca scusanti o cerca attenuanti per il proprio comportamento, tanto che desta quasi sorpresa quello che afferma: โ€œEravamo in due, uno di fronte allโ€™altro e uno doveva morire. Se fossi stato io la mia famiglia sarebbe stata distrutta dalla perdita, mentre lui sarebbe stato sicuramente arrestato e la sua famiglia avrebbe dovuto convivere con la pessima reputazione e tutti i pregiudizi per un familiare delinquente. Invece รจ successo il contrario e le parti si sono invertite.” Lโ€™ultima presentazione termina esattamente allo scoccare delle due ore.

Le riflessioni durante la settimana devono essere state molte perchรฉ tutto il secondo incontro รจ stato un susseguirsi di domande e precisazioni. Hanno fatto tutto loro tanto che io mi sono limitato ai saluti iniziali e finali. Abbiamo scoperto fra noi un magnifico poeta. Proprio lui, lโ€™unico che la prima volta non aveva voluto parlare, supera la sua timidezza leggendoci una dolce e commovente poesia che raccontava la sua vita. Naturalmente giร  dal primo incontro abbiamo preso lโ€™abitudine della preghiera finale.

Nel terzo incontro cominciano i guai. Quasi tutti i detenuti ritengono di aver giร  dato, nel senso di aver giร  detto tutto quello che potevano o volevano dire. Naturalmente non lo dicono apertamente ma lo fanno chiaramente capire. Per cominciare si dichiarano fortemente contrari alla giornata conclusiva con โ€œestraneiโ€. Il cerchio di fiducia e confidenza istaurato nel primo incontro deve rimanere tale sino alla fine.

Questo comportamento si puรฒ anche spiegare con la situazione allโ€™interno del carcere. Siamo in zona di massima sicurezza e le celle si aprono solo per lโ€™ora dโ€™aria. I rapporti sono molto difficili tanto che realmente non tutti sanno tutto di tutti. Alla precisa domanda sul senso di responsabilitร : โ€œCโ€™รจ stato un preciso momento nel quale in tutta libertร  avete scelto tra il bene ed il maleโ€, sono cominciati gli scarichi sulle famiglie che per necessitร  o per noncuranza abbandonano i figli sulla strada, sul degrado di certi quartieri, sui falsi idoli da imitare. Tutte cause giuste e importanti ma era il tono che non convinceva. Per un poโ€™ il fuoco รจ covato sotto la cenere ma ad un certo punto due vittime sono esplose e si sono scagliate contro il detenuto che aveva appena finito di filosofare sulla sua gioventรน. Minuti, parole, epiteti molto accesi che per fortuna sono arrivati quando il tempo stava per scadere. Qualche ragionevole spiegazione e la preghiera finale hanno permesso di far sbollire gli animi.

E finalmente arriviamo ad oggi. Appena entrato, il detenuto, vittima delle vittime, mi sussurra: โ€œQuesto per me รจ lโ€™ultimo incontro, sono venuto per salutarvi, come atto di cortesiaโ€. Giร  avevo deciso di basarmi sul suo intervento dellโ€™altra volta per spiegare bene i concetti di confessione e pentimento, naturalmente integrandolo con gli altri, cosรฌ invece premo di piรน su di lui, specialmente sul fatto che su tutti i suoi interventi e su tutti i suoi scritti non apparivano mai le figure delle vittime. Lui si difende puntando sul fatto che il suo atteggiamento รจ una forma di difesa. Subito un altro detenuto lo appoggia dicendo che tutti loro devono trovare il modo diย  metabolizzare il loro passato, altrimenti tutti si suiciderebbero. Una delle due vittime sbottate, Caterina, dice di capirlo e spiega la sua esplosione dellโ€™altra volta. Si parlano e si giustificano a vicenda. Lโ€™altra vittima fa lo stesso. Poi intervengono anche gli altri detenuti per giustificarlo. Dopo pochi minuti scopro che lโ€™unico โ€œcattivoโ€ in quella stanza ero io. Sinceramente io invece ero molto contento perchรฉ tutto questo lโ€™aveva riportato nel gruppo e spero che la prossima volta ci sarร . Inoltre lui si spinge piรน in lร . รˆ una persona molto intelligente. Entrato in carcere con lโ€™elementare, adesso ha due lauree con 110 e lode. Ci spiega: โ€œLa vita in carcere, specialmente in regime di massima sicurezza, รจ molto dura. Luoghi disastrati, vita disagevole, scarse possibilitร  di rieducazione, tutto porta a trasformare i detenuti in vittime del sistema, vittime di loro stessi. Tutto questo li obbliga a mettere in disparte le loro effettive vittime e a difendere per quanto possibile la loro posizione.” Ancora una volta torna lโ€™affermazione che lโ€™unica alternativa sarebbe il suicidio.

Il nuovo clima ci spinge a sotterrare le clave per armarci di fioretto. Si capisce subito che le stoccate non vogliono ferire ma solo stuzzicare per permettere a tutti di aprire il loro cuore. Naturalmente la preghiera รจ un invito a ritrovarci tutti, proprio tutti, la prossima settimana.

Un abbraccio a tutti a nome di tutti.

 

Pierpaolo

Un ringraziamento particolare a Teresa, che si รจ spesa in mille modi per permettere lo svolgimento di questo progetto.

 

 

Ripartire dopo il carcere: formazione e lavoro.

Ripartire dopo il carcere: formazione e lavoro.

Si รจ svolto il 14 aprile 2021 il convegno “ripartire dopo il carcere, formazione e lavoro” proposto da rete-studio carcere.

Rete-studio carcere โ€œรจ unโ€™iniziativa nata da un gruppo di persone e di associazioni legate al carcere che, dopo la rivolta dellโ€™8 marzo 2020, ha sentito lโ€™urgenza di trovarsi e organizzare incontri per parlare alla cittร , in chiave propositiva, della sua zona dโ€™ombra, del suo โ€œquartiere negatoโ€ a molti sconosciuto.โ€ Rete-studio carcere รจ legata alle istituzioni penali del modenese: la Casa Circondariale S. Anna e la Casa di Reclusione Castelfranco Emilia.

Obiettivo del convegno รจ stata la riflessione e lโ€™approfondimento relativo al tema del lavoro e della formazione, elementi importanti che costituiscono un mezzo per il reinserimento in societร  dei detenuti.

Dai vari interventi che si sono succeduti รจ emersa la necessitร  e lโ€™importanza di creare, se giร  non presenti, dei percorsi di formazione all’interno delle carceri finalizzati al reinserimento sociale dei detenuti ed ex detenuti. A questi progetti va abbinato un accompagnamento per poter preparare al meglio gli individui e spronarli a reinventarsi. I percorsi di formazione necessitano di essere elaborati in base alle esigenze degli istituti, dei detenuti e del territorio. Su questa necessitร  si regge un invito alla collaborazione, far sรฌ che il territorio, le associazioni e il carcere collaborino per garantire agli ex detenuti un corretto reinserimento sociale divenendo parte di una comunitร  che grazie alla loro presenza si arricchirebbe.

Il convegno ha visto la partecipazione di numerosi esperti e figure istituzionali che hanno presentato delle testimonianze concrete di reinserimento sociale e fatto emergere delle difficoltร  in merito a questโ€™ultimo. Essi mantenendosi fiduciosi hanno ribadito lโ€™importanza di un corretto e necessario percorso di riqualificazione e di reinserimento in societร  per gli ex detenuti.

Sono stati molti i temi e le questioni affrontate, quello che preme sottolineare รจ garantire unโ€™apertura, un ascolto verso gli istituti carcerari affinchรฉ si possano ovviare le loro problematiche e perchรฉ il programma di rieducazione che alla fine รจ il vero scopo della pena detentiva possa attuarsi attivamente.

Alla luce di queste riflessioni non possono che risuonare le parole pronunciate dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia:”Il carcere deve avere finestre aperte su un futuro, deve essere un tempo volto a un futuro di reinserimento sociale, come esige la Costituzione, ma le modalitร  debbono diversificarsi, debbono tenere in considerazione le specificitร  di ogni situazione“.

Il percorso di reinserimento sociale e lโ€™attuazione di questโ€™ultimo รจ necessario affinchรฉ lโ€™individuo abbia la possibilitร ย di riscattarsi e vivere la propria vita nel rispetto della legge.

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Alessia Penna