da Editore Prison | Mar 4, 2022 | Senza categoria
Erano gli anni โ70 quando a Kitchener, al confine tra Canada e USA, i due educatori Yantzi e Peachey proposero ai giudici una pena diversa per due ragazzi che avevano vandalizzato delle abitazioni del paese: non piรน i vecchi progetti di rieducazione e colloqui psicologici, ma un serio programma di incontri con le famiglie danneggiate dalle loro azioni, e un impegno risarcitorio da garantire con il lavoro. ย Da qui inizia la teorizzazione, di psicologi ed educatori, di una possibile โmediazione vittima-offensoreโ. Dagli anni โ80 in Nord America si diffonde lโipotesi di una restorative justice.
ร possibile โquantificareโ, e quindi risarcire, i danni (morali, umani, materialiโฆ) di unโinfrazione della legge? ร possibile analizzare, e guarire, lโimpatto di un reato sulle vittime e sullโintera comunitร ? Secondo la cittadina di Kitchener sรฌ, e questa intuizione ben presto si รจ diffusa in tutto il mondo, in teorie, studi e progetti dalle finalitร comuni: mettere al centro la persona, comprendere, dialogare.
La giustizia riparativa รจ evoluta, nel tempo, tanto da essere istituzionalizzata. Pensiamo allโesempio della Germania, in cui giร dagli anni โ90 la mediazione autore-vittima ha fatto parte della giustizia minorile per poi estendersi a tutto il sistema giudiziario; o alla Finlandia, che investe in progetti di dialogo tra vittime e colpevoli tanto che delle 8000 mediazioni effettuate in un anno lโ82% ha esiti positivi; o ancora al Belgio, in cui la mediazione รจ parte integrante del sistema penitenziario al punto che si parla di โdetenzione riparativaโ.
Allora questi progetti testimoniano che uno scambio comunicativo tra chi il reato lโha commesso e chi lโha subito puรฒ esserci, e puรฒ portare molto frutto. Si puรฒ, quindi, rimediare alle conseguenze di una condotta lesiva innanzitutto alle persone. Si puรฒ avere un coinvolgimento attivo e proficuo tra vittima, colpevole e societร per riparare un crimine. Con una soluzione concordata, il consenso delle parti e un percorso di ascolto e dialogo si possono guarire cuori feriti e ricostruire ponti di umana solidarietร .
Se dunque il reato viene letto con occhio non ingenuo e idealista, ma umano e comprensivo, รจ possibile costruire nuove relazioni e rigenerata vicinanza. Certo, ingredienti necessari (da entrambe le parti) sono lโapertura al dialogo, e la disponibilitร a rimediare a un errore che perรฒ non รจ mai senza possibilitร di correzione. Ecco allora che il โmodello riparativoโ diventa possibile, e non solo strumento di rieducazione di chi ha commesso un errore, ma di nuova libertร e consapevolezza nelle persone e nella comunitร civile intera.
Con apertura e ascolto, mettendo al centro la persona sofferente, non cโรจ patto sociale infranto che non possa essere riparato.
Xavier Trevisan
da Editore Prison | Gen 9, 2022 | Senza categoria
Colui che era seduto sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose!” (Apocalisse 21, 5)
ร stato un anno piuttosto lungo. Tra le prove del 2021, siamo comunque rimasti impegnati nella nostra missione di “ricordare coloro che sono in prigione”. Grazie per il tuo fedele sostegno e le preghiere continue mentre serviamo coloro che sono dietro le sbarre e le loro famiglie. Da domani riprende il normale ritmo di vita e noi attendiamo con impazienza le cose nuove che Dio ha pianificato nel nuovo anno! Preghiamo che il 2022 sia un nuovo anno benedetto, sicuro e sano per te e per i tuoi cari.
Buon anno dai tuoi amici di Prison Fellowship Italia.
Marcella Reni
da Editore Prison | Dic 22, 2021 | Senza categoria
ll Presidente, i membri del CdA e i volontari tutti di Prison Fellowship Italia Onlus si uniscono al dolore dellโamica e socia Rosy Rabini Mazzamurro e dei suoi familiari per lโimprovvisa scomparsa del marito.
da Editore Prison | Dic 16, 2021 | Senza categoria
โAiuto! Aiuto! Aiuto!โ Il grido รจ assordante, mi stordisce. Esce dalle bocche, esplode negli occhi, sgorga dai cuori. Mi tuona nelle orecchie, mi abbaglia gli occhi, mi penetra nel cuore. Mi rifiuto di ascoltare, chiudo gli occhi per non guardare, smetto di pensare, ma il cuore no, non so come fermarlo, non so come rallentare, come smorzare, come frenare quel battito continuo che si fa sempre piรน forte, che cerca il modo di uscire per far vedere, per far capire che cโรจ, che ha udito, che ha visto.
Sono nel bel mezzo del sesto incontro del Progetto Sicomoro di Fossombrone. Ops, ma voi non sapete niente del quinto, non ve lโho raccontato. Rimedio.
Penso sia stato uno degli incontri piรน belli a cui io abbia assistito. Il termine assistito non รจ casuale. In tutta la seduta credo dโaver detto solo tre parole: Responsabilitร , Perdono, Perdono come liberazione. Hanno fatto tutto loro, detenuti-vittime, vittime-detenuti si sono fusi insieme e sono divenuti persone, persone con un peso nel cuore, persone accolte che ricevevano ascolto, persone intime che ricevevano consolazione, persone care che ricevevano conforto. Nessuno piรน abbassava la testa, ma tutti si guardavano negli occhi perchรฉ sapevano di non leggervi giudizio, ma comprensione. Le storie erano sempre le stesse, ma nessuno le ascoltava perchรฉ era piรน bello leggere dietro, leggere apertamente nel cuore quello che era avvenuto. Ed era ancora piรน bello leggere direttamente nel cuore dellโaltro la risposta, una risposta a lungo temuta, una risposta sempre evitata, una risposta che adesso era divenuta unguento che sanava vecchie ferite, profumo che sapeva di buono. NO! Non รจ buonismo, non รจ poesia. I colpi inferti o subiti restano, le cicatrici lo testimoniano, ma in tutti si รจ aperta la strada della speranza, in tutti si รจ accesa la convinzione che cambiare si puรฒ, che cambiare si deve, che cambiare sarร il futuro. Non voglio narrare alcun episodio particolare perchรฉ servirebbe solo a sminuire lโatmosfera che si era creata. Mi dispiace per voi, ma รจ incredibilmente vera lโaffermazione fatta da una vittima appena usciti: โCerte cose non si possono descrivere, bisogna viverle.โ
Adesso possiamo tornare a ieri, sesto incontro.
Cominciamo subito con una sorpresa. Il detenuto che si era iscritto, ma non si era mai presentato, adesso รจ qui e chiede di partecipare. Furtivamente chiedo personalmente a ciascuno se รจ favorevole. Bastava che uno dicesse di no e lui sarebbe uscito, sono le regole del sicomoro. Tutti dโaccordo e allora gli chiedo di presentarsi. Nome, cognome, etร e si ferma. Non conosce il progetto ed allora, anche a beneficio degli altri, riepilogo i concetti principali. Lui riprende vita e ci racconta la sua storia. Quando si ferma, quello vicino a me dice: โPierpaolo, non vedi che รจ in difficoltร , non conosce le persone e non conosce il progetto. Dobbiamo ricominciare tutto dallโinizio.โ Comincio a spiegare lโimpossibilitร di farlo quando mi accorgo che lui scoppia a ridere: โPierpaolo volevo solo dirti che vorremmo prolungare il progetto.โ AIUTO!
Un altro prende la parola: โVeramente questo progetto รจ portentoso. Io stesso ne sto godendo i frutti, perรฒ ha un grosso difetto: รจ troppo breve. Vedete che piano piano tutti si stanno aprendo. Adesso si respira un clima familiare, intimo. E sul piรน bello tutto finisce. Non รจ possibile. Bisogna aggiungere alcuni incontri.โ AIUTO!
Quello che nel quarto incontro aveva detto che non sarebbe piรน venuto, effettivamente lโha fatto. Attraverso due degli altri ci manda i suoi saluti e lโaffermazione che gli incontri a cui ha partecipato sono stati utili. Poi loro due cominciano a giustificarlo e a descrivere il suo carattere quando un altro chiede la parola: โScusate, ma io non sono dโaccordo. Se lui ha scelto di non venire, ne subisca le conseguenze. Non perdiamo tempo a parlare di uno che per sua scelta non cโรจ. Io sono venuto per ascoltare loro, si rivolge alle vittime, che sono qui per un tempo limitato. Non voglio perdere neppure un minuto.โ AIUTO!
Pierpaolo, svegliati! Hai tappi nelle orecchie e fette di mortadella davanti agli occhi. Hanno scoperto che cโรจ un mondo reale, buono. Si sono abbeverati a โfresche e chiare acque.โ Hanno gustato quell’atmosfera familiare a molti sconosciuta. Adesso non vogliono svegliarsi assetati ed affamati e la prima e logica reazione รจ quella di prolungare il sogno, di non aprire gli occhi, di accettare la loro cella sapendo che poi ritorneranno in quell’aula fredda e spoglia, ma calda e ricca, pronta ad accoglierli e a coccolarli. ร sempre il momento piรน brutto e difficile del progetto e questa volta รจ venuto anche troppo presto. Spiegare che noi siamo venuti a seminare un piccolo seme, che poi loro dovranno coltivare perchรฉ diventi un albero forte e frondoso, non serve a nulla. Giร comunicando che il prossimo non sarร lโultimo incontro, ma che ce ne sarร uno in gennaio di โmantenimentoโ, senti molti sospiri di sollievo. In fondo, se ce ne puรฒ essere uno, perchรฉ non molti. Per fortuna interviene Caterina: โGuardate che nessuno vi abbandona. Avrete i nostri indirizzi e potremo scriverci per continuare questo rapporto. Molti giร mi scrivono ed io rispondo sempre.โ
Il clima si rasserena e alla preghiera finale tutti i volti sono gioiosi.
Un abbraccio.
Pierpaolo
N.B. Al termine della lettura della sua lettera verso i familiari della sua vittima, un detenuto chiede alle vittime il permesso di stringere le loro mani per suggellare la sua dichiarazione di responsabilitร e la conseguente domanda di perdono, anzi di pietร . Nessuna di loro si รจ sottratta a quel semplice, ma significativo gesto.
da Editore Prison | Nov 25, 2021 | Senza categoria
Mi siedo in macchina, metto in moto e parto. Non ho nessuna voglia di guidare, non ho nessuna voglia di guardare 350 km di strada pieni di auto e camion. Desidero solo chiudere gli occhi e pensare. La mia mente non vede lโora di fare esplodere tutti i sogni elaborati nelle due ore precedenti.
La mia volontร si indebolisce sempre di piรน e si lascia sopraffare.
Siamo nel pieno del Progetto Sicomoro di Fossombrone. Questo quarto incontro appena concluso si รจ rivelato una continua battaglia psicologica combattuta con clave e fioretti, senza risparmio di colpi da parte di tutti.
Iniziamo col fare un poโ di chiarezza. Partecipano a questo progetto sette ristretti, quattro vittime, due facilitatori e un apprendista, proprio nel senso che desidera apprendere e conoscere il progetto.
Il primo incontro comincia subito con una serie di botti inaspettati: al momento delle presentazioni personali, il primo detenuto spiattella tutte le sue colpe, delle quali si assume le responsabilitร , spaziando in quasi tutte le direzioni. Incoraggiati o rassicurati, tutti gli altri si adeguano e lo stesso fanno le vittime.
Nessuno cerca scusanti o cerca attenuanti per il proprio comportamento, tanto che desta quasi sorpresa quello che afferma: โEravamo in due, uno di fronte allโaltro e uno doveva morire. Se fossi stato io la mia famiglia sarebbe stata distrutta dalla perdita, mentre lui sarebbe stato sicuramente arrestato e la sua famiglia avrebbe dovuto convivere con la pessima reputazione e tutti i pregiudizi per un familiare delinquente. Invece รจ successo il contrario e le parti si sono invertite.” Lโultima presentazione termina esattamente allo scoccare delle due ore.
Le riflessioni durante la settimana devono essere state molte perchรฉ tutto il secondo incontro รจ stato un susseguirsi di domande e precisazioni. Hanno fatto tutto loro tanto che io mi sono limitato ai saluti iniziali e finali. Abbiamo scoperto fra noi un magnifico poeta. Proprio lui, lโunico che la prima volta non aveva voluto parlare, supera la sua timidezza leggendoci una dolce e commovente poesia che raccontava la sua vita. Naturalmente giร dal primo incontro abbiamo preso lโabitudine della preghiera finale.
Nel terzo incontro cominciano i guai. Quasi tutti i detenuti ritengono di aver giร dato, nel senso di aver giร detto tutto quello che potevano o volevano dire. Naturalmente non lo dicono apertamente ma lo fanno chiaramente capire. Per cominciare si dichiarano fortemente contrari alla giornata conclusiva con โestraneiโ. Il cerchio di fiducia e confidenza istaurato nel primo incontro deve rimanere tale sino alla fine.
Questo comportamento si puรฒ anche spiegare con la situazione allโinterno del carcere. Siamo in zona di massima sicurezza e le celle si aprono solo per lโora dโaria. I rapporti sono molto difficili tanto che realmente non tutti sanno tutto di tutti. Alla precisa domanda sul senso di responsabilitร : โCโรจ stato un preciso momento nel quale in tutta libertร avete scelto tra il bene ed il maleโ, sono cominciati gli scarichi sulle famiglie che per necessitร o per noncuranza abbandonano i figli sulla strada, sul degrado di certi quartieri, sui falsi idoli da imitare. Tutte cause giuste e importanti ma era il tono che non convinceva. Per un poโ il fuoco รจ covato sotto la cenere ma ad un certo punto due vittime sono esplose e si sono scagliate contro il detenuto che aveva appena finito di filosofare sulla sua gioventรน. Minuti, parole, epiteti molto accesi che per fortuna sono arrivati quando il tempo stava per scadere. Qualche ragionevole spiegazione e la preghiera finale hanno permesso di far sbollire gli animi.
E finalmente arriviamo ad oggi. Appena entrato, il detenuto, vittima delle vittime, mi sussurra: โQuesto per me รจ lโultimo incontro, sono venuto per salutarvi, come atto di cortesiaโ. Giร avevo deciso di basarmi sul suo intervento dellโaltra volta per spiegare bene i concetti di confessione e pentimento, naturalmente integrandolo con gli altri, cosรฌ invece premo di piรน su di lui, specialmente sul fatto che su tutti i suoi interventi e su tutti i suoi scritti non apparivano mai le figure delle vittime. Lui si difende puntando sul fatto che il suo atteggiamento รจ una forma di difesa. Subito un altro detenuto lo appoggia dicendo che tutti loro devono trovare il modo diย metabolizzare il loro passato, altrimenti tutti si suiciderebbero. Una delle due vittime sbottate, Caterina, dice di capirlo e spiega la sua esplosione dellโaltra volta. Si parlano e si giustificano a vicenda. Lโaltra vittima fa lo stesso. Poi intervengono anche gli altri detenuti per giustificarlo. Dopo pochi minuti scopro che lโunico โcattivoโ in quella stanza ero io. Sinceramente io invece ero molto contento perchรฉ tutto questo lโaveva riportato nel gruppo e spero che la prossima volta ci sarร . Inoltre lui si spinge piรน in lร . ร una persona molto intelligente. Entrato in carcere con lโelementare, adesso ha due lauree con 110 e lode. Ci spiega: โLa vita in carcere, specialmente in regime di massima sicurezza, รจ molto dura. Luoghi disastrati, vita disagevole, scarse possibilitร di rieducazione, tutto porta a trasformare i detenuti in vittime del sistema, vittime di loro stessi. Tutto questo li obbliga a mettere in disparte le loro effettive vittime e a difendere per quanto possibile la loro posizione.” Ancora una volta torna lโaffermazione che lโunica alternativa sarebbe il suicidio.
Il nuovo clima ci spinge a sotterrare le clave per armarci di fioretto. Si capisce subito che le stoccate non vogliono ferire ma solo stuzzicare per permettere a tutti di aprire il loro cuore. Naturalmente la preghiera รจ un invito a ritrovarci tutti, proprio tutti, la prossima settimana.
Un abbraccio a tutti a nome di tutti.
Pierpaolo
Un ringraziamento particolare a Teresa, che si รจ spesa in mille modi per permettere lo svolgimento di questo progetto.
da Editore Prison | Apr 29, 2021 | Senza categoria
Si รจ svolto il 14 aprile 2021 il convegno “ripartire dopo il carcere, formazione e lavoro” proposto da rete-studio carcere.
Rete-studio carcere โรจ unโiniziativa nata da un gruppo di persone e di associazioni legate al carcere che, dopo la rivolta dellโ8 marzo 2020, ha sentito lโurgenza di trovarsi e organizzare incontri per parlare alla cittร , in chiave propositiva, della sua zona dโombra, del suo โquartiere negatoโ a molti sconosciuto.โ Rete-studio carcere รจ legata alle istituzioni penali del modenese: la Casa Circondariale S. Anna e la Casa di Reclusione Castelfranco Emilia.
Obiettivo del convegno รจ stata la riflessione e lโapprofondimento relativo al tema del lavoro e della formazione, elementi importanti che costituiscono un mezzo per il reinserimento in societร dei detenuti.
Dai vari interventi che si sono succeduti รจ emersa la necessitร e lโimportanza di creare, se giร non presenti, dei percorsi di formazione all’interno delle carceri finalizzati al reinserimento sociale dei detenuti ed ex detenuti. A questi progetti va abbinato un accompagnamento per poter preparare al meglio gli individui e spronarli a reinventarsi. I percorsi di formazione necessitano di essere elaborati in base alle esigenze degli istituti, dei detenuti e del territorio. Su questa necessitร si regge un invito alla collaborazione, far sรฌ che il territorio, le associazioni e il carcere collaborino per garantire agli ex detenuti un corretto reinserimento sociale divenendo parte di una comunitร che grazie alla loro presenza si arricchirebbe.
Il convegno ha visto la partecipazione di numerosi esperti e figure istituzionali che hanno presentato delle testimonianze concrete di reinserimento sociale e fatto emergere delle difficoltร in merito a questโultimo. Essi mantenendosi fiduciosi hanno ribadito lโimportanza di un corretto e necessario percorso di riqualificazione e di reinserimento in societร per gli ex detenuti.
Sono stati molti i temi e le questioni affrontate, quello che preme sottolineare รจ garantire unโapertura, un ascolto verso gli istituti carcerari affinchรฉ si possano ovviare le loro problematiche e perchรฉ il programma di rieducazione che alla fine รจ il vero scopo della pena detentiva possa attuarsi attivamente.
Alla luce di queste riflessioni non possono che risuonare le parole pronunciate dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia:”Il carcere deve avere finestre aperte su un futuro, deve essere un tempo volto a un futuro di reinserimento sociale, come esige la Costituzione, ma le modalitร debbono diversificarsi, debbono tenere in considerazione le specificitร di ogni situazione“.
Il percorso di reinserimento sociale e lโattuazione di questโultimo รจ necessario affinchรฉ lโindividuo abbia la possibilitร ย di riscattarsi e vivere la propria vita nel rispetto della legge.
ย
Alessia Penna
