Un mondo buono

โ€œAiuto! Aiuto! Aiuto!โ€ Il grido รจ assordante, mi stordisce. Esce dalle bocche, esplode negli occhi, sgorga dai cuori. Mi tuona nelle orecchie, mi abbaglia gli occhi, mi penetra nel cuore. Mi rifiuto di ascoltare, chiudo gli occhi per non guardare, smetto di pensare, ma il cuore no, non so come fermarlo, non so come rallentare, come smorzare, come frenare quel battito continuo che si fa sempre piรน forte, che cerca il modo di uscire per far vedere, per far capire che cโ€™รจ, che ha udito, che ha visto.

Sono nel bel mezzo del sesto incontro del Progetto Sicomoro di Fossombrone. Ops, ma voi non sapete niente del quinto, non ve lโ€™ho raccontato. Rimedio.

Penso sia stato uno degli incontri piรน belli a cui io abbia assistito. Il termine assistito non รจ casuale. In tutta la seduta credo dโ€™aver detto solo tre parole: Responsabilitร , Perdono, Perdono come liberazione. Hanno fatto tutto loro, detenuti-vittime, vittime-detenuti si sono fusi insieme e sono divenuti persone, persone con un peso nel cuore, persone accolte che ricevevano ascolto, persone intime che ricevevano consolazione, persone care che ricevevano conforto. Nessuno piรน abbassava la testa, ma tutti si guardavano negli occhi perchรฉ sapevano di non leggervi giudizio, ma comprensione. Le storie erano sempre le stesse, ma nessuno le ascoltava perchรฉ era piรน bello leggere dietro, leggere apertamente nel cuore quello che era avvenuto. Ed era ancora piรน bello leggere direttamente nel cuore dellโ€™altro la risposta, una risposta a lungo temuta, una risposta sempre evitata, una risposta che adesso era divenuta unguento che sanava vecchie ferite, profumo che sapeva di buono. NO! Non รจ buonismo, non รจ poesia. I colpi inferti o subiti restano, le cicatrici lo testimoniano, ma in tutti si รจ aperta la strada della speranza, in tutti si รจ accesa la convinzione che cambiare si puรฒ, che cambiare si deve, che cambiare sarร  il futuro. Non voglio narrare alcun episodio particolare perchรฉ servirebbe solo a sminuire lโ€™atmosfera che si era creata. Mi dispiace per voi, ma รจ incredibilmente vera lโ€™affermazione fatta da una vittima appena usciti: โ€œCerte cose non si possono descrivere, bisogna viverle.โ€

 

Adesso possiamo tornare a ieri, sesto incontro.

Cominciamo subito con una sorpresa. Il detenuto che si era iscritto, ma non si era mai presentato, adesso รจ qui e chiede di partecipare. Furtivamente chiedo personalmente a ciascuno se รจ favorevole. Bastava che uno dicesse di no e lui sarebbe uscito, sono le regole del sicomoro. Tutti dโ€™accordo e allora gli chiedo di presentarsi. Nome, cognome, etร  e si ferma. Non conosce il progetto ed allora, anche a beneficio degli altri, riepilogo i concetti principali. Lui riprende vita e ci racconta la sua storia. Quando si ferma, quello vicino a me dice: โ€œPierpaolo, non vedi che รจ in difficoltร , non conosce le persone e non conosce il progetto. Dobbiamo ricominciare tutto dallโ€™inizio.โ€ Comincio a spiegare lโ€™impossibilitร  di farlo quando mi accorgo che lui scoppia a ridere: โ€œPierpaolo volevo solo dirti che vorremmo prolungare il progetto.โ€ AIUTO!

Un altro prende la parola: โ€œVeramente questo progetto รจ portentoso. Io stesso ne sto godendo i frutti, perรฒ ha un grosso difetto: รจ troppo breve. Vedete che piano piano tutti si stanno aprendo. Adesso si respira un clima familiare, intimo. E sul piรน bello tutto finisce. Non รจ possibile. Bisogna aggiungere alcuni incontri.โ€ AIUTO!

Quello che nel quarto incontro aveva detto che non sarebbe piรน venuto, effettivamente lโ€™ha fatto. Attraverso due degli altri ci manda i suoi saluti e lโ€™affermazione che gli incontri a cui ha partecipato sono stati utili. Poi loro due cominciano a giustificarlo e a descrivere il suo carattere quando un altro chiede la parola: โ€œScusate, ma io non sono dโ€™accordo. Se lui ha scelto di non venire, ne subisca le conseguenze. Non perdiamo tempo a parlare di uno che per sua scelta non cโ€™รจ. Io sono venuto per ascoltare loro, si rivolge alle vittime, che sono qui per un tempo limitato. Non voglio perdere neppure un minuto.โ€ AIUTO!

Pierpaolo, svegliati! Hai tappi nelle orecchie e fette di mortadella davanti agli occhi. Hanno scoperto che cโ€™รจ un mondo reale, buono. Si sono abbeverati a โ€œfresche e chiare acque.โ€ Hanno gustato quell’atmosfera familiare a molti sconosciuta. Adesso non vogliono svegliarsi assetati ed affamati e la prima e logica reazione รจ quella di prolungare il sogno, di non aprire gli occhi, di accettare la loro cella sapendo che poi ritorneranno in quell’aula fredda e spoglia, ma calda e ricca, pronta ad accoglierli e a coccolarli. รˆ sempre il momento piรน brutto e difficile del progetto e questa volta รจ venuto anche troppo presto. Spiegare che noi siamo venuti a seminare un piccolo seme, che poi loro dovranno coltivare perchรฉ diventi un albero forte e frondoso, non serve a nulla. Giร  comunicando che il prossimo non sarร  lโ€™ultimo incontro, ma che ce ne sarร  uno in gennaio di โ€œmantenimentoโ€, senti molti sospiri di sollievo. In fondo, se ce ne puรฒ essere uno, perchรฉ non molti. Per fortuna interviene Caterina: โ€œGuardate che nessuno vi abbandona. Avrete i nostri indirizzi e potremo scriverci per continuare questo rapporto. Molti giร  mi scrivono ed io rispondo sempre.โ€

Il clima si rasserena e alla preghiera finale tutti i volti sono gioiosi.

 

Un abbraccio.

Pierpaolo

 

N.B. Al termine della lettura della sua lettera verso i familiari della sua vittima, un detenuto chiede alle vittime il permesso di stringere le loro mani per suggellare la sua dichiarazione di responsabilitร  e la conseguente domanda di perdono, anzi di pietร . Nessuna di loro si รจ sottratta a quel semplice, ma significativo gesto.