Lettera di Andrea al termine del Progetto Sicomoro

Sono Andrea, ho 24 anni e ho partecipato al progetto Sicomoro nel periodo giugno-luglio 2022.

Per chiedere perdono a coloro ai quali ho recato disagio economico e psicologico, penso che il primo passo è ristabilire un equilibrio di benessere psico-fisico con me stesso e dal 15.05.2020 sto cercando di dimostrarlo con i fatti e non con le solite parole.

Purtroppo attualmente ho una sfiducia nei miei confronti che solo fuori da questo carcere potrò cambiare adempiendo ai miei doveri.

Il progetto Sicomoro mi ha messo davanti delle vittime che raccontandosi, a nudo e senza filtri, mi hanno fatto sentire emotivamente inferiore, forse non riuscirò mai a raccontarmi per davvero quello che sono stato.

Mi rimarrà impresso un abbraccio dopo che chiesi scusa ad una vittima di furto; mi sono sentito un verme per tutte le volte che ho rubato.

Tra i trambusti della mia vita ho fatto tanto soffrire i miei genitori e soprattutto mio fratello, però mi sono guardato dentro per la prima volta e adesso mi impegno nel lavoro e studio anche per recuperare il tempo perduto.

Se sono qui non posso piangermi addosso ma la colpa è solo mia. Prima di tutto ho causato tanti problemi a casa, nel matrimonio dei miei genitori tanto da indurre mio fratello ad andarsene via di casa, perché lui in quel casino non ci voleva stare.

Vorrei avere davanti a me tutte le vittime che hanno subito i miei reati, guardarli negli occhi e spiegargli che purtroppo sotto l’effetto di stupefacenti un tossicodipendente non coglie in maniera oggettiva le conseguenze dei propri atti, le persone diventano uno strumento per arrivare alla sostanza. Ti trovi da solo e l’unica forma di gratificazione è la droga.

Qui alle Vallette mi sono diplomato e ho un buon lavoro che mi permette di mettere da parte qualcosa per quando uscirò; solo allora potrò avere la prova che il percorso sin ora fatto è stato costruttivo.

Chiedo perdono a tutte le vittime ma anche alle persone che hanno creduto in me ricevendo sempre delusioni. Infine chiedo scusa a me stesso, avrei potuto fermarmi al momento giusto e tornare nella retta via ma non ho avuto il coraggio né la forza. Ora guardo al futuro fiducioso, però posso dire con certezza che quando sembrava tutto finito l’Unico che mi è stato accanto era Dio.