da Editore Prison | Giu 6, 2023 | Blog
Oggi Gianni ha un impegno e quindi deve uscire per un’ora.
Poco dopo il suo rientro facciamo la solita pausa di dieci minuti durante la quale le vittime offrono a tutti i cioccolatini. Gianni viene subito da me: “Pierpaolo, mi puoi far vedere la lettera, indirizzata alla sua vittima, che Fabio ha appena letto”. “Certo”.
Mentre la cerco fra le altre lui continua: “Questa settimana ne abbiamo parlato a lungo assieme, per riuscire a trovare il modo migliore per esternare i suoi sentimenti. Poi lui l’ha scritta e ha piacere che io la legga”. Ma allora è vero, sta succedendo veramente, non è un sogno. Mentre gliela porgo la mia mente ritorna a mezz’ora prima. Proprio quando Fabio ha terminato di leggere la sua lettera, era il terzo o il quarto, comincia un’animata discussione alla quale partecipano tutti. “Se l’avessi saputo prima ti avrei aiutato, ma vedrai che adesso insieme qualcosa troveremo”. “E’ capitato anche a me, in settimana ne parliamo”. “Ma allora era per questo che stavi sempre isolato. Insieme possiamo risolvere il problema”. “Hai visto che buttando fuori tutto ti sei liberato del grosso peso che ti stava distruggendo, continuiamo”. I toni e gli argomenti erano questi. Stavano scoprendo che, abbattendo tutti i muri che in tanti anni avevano costruito attorno ai loro cuori, potevano tornare a vivere. La mia mente torna ancora più indietro, alla presentazione. La direzione e le educatrici del carcere di Torino ci avevano chiesto di attuare il progetto sicomoro nel reparto “sex offender”, termine usato per indicare le persone che hanno usato violenza verso le persone più deboli, donne e bambini. Sono anche chiamati “i protetti”, perché praticamente sono in un carcere dentro al carcere, isolati da tutti per evitare ritorsioni fisiche, isolati da tutti perché disprezzati da tutti, isolati da tutti perché considerati indegni del convivere sociale. Non era mai stato effettuato in Italia e raramente nel mondo Prison. Decidiamo di provare nella speranza di comprendere ed aiutare queste persone, grazie anche alla volontà delle vittime, che dovevano ripercorrere i momenti più bui della propria vita.
La presentazione, come poi il progetto, si svolge nel reparto. Ci arriviamo percorrendo lunghissimi corridoi. L’aspetto era sempre più trasandato e tale appariva anche il reparto e la stanza dell’incontro.
Entrano tutti a testa bassa e con lo sguardo sfuggente. Durante la spiegazione li osservo tutti attentamente e la sensazione era quella di trovarmi davanti alte mura di omertà personale. Decisi subito che quelle mura erano il principale ostacolo. Alla fine più di quaranta danno l’adesione e le educatrici ne scelgono dodici.
Alla fine del primo incontro comincio ad avere seri dubbi sulla validità della giustizia: di veramente colpevoli praticamente nessuno. Sì, ognuno qualcosa aveva fatto, ma sempre appena al di sopra della normale convivenza tra coniugi, tra genitori e figli, tra amanti, naturalmente a loro giudizio. Anche le vittime non si sono esposte, probabilmente per adeguarsi al clima generale. Per fortuna, già dal secondo incontro, le storie e le vite cominciano a prendere una forma concreta, pur nella crudezza e nell’asprezza dei fatti. Anche le vittime riescono a ricostruire le traversie e le violenze subite scavando nel buco profondo nel quale le avevano cacciate per non continuare a soffrire. A poco a poco i ristretti cominciano a rendersi conto del reale impatto causato dalle loro azioni e le vittime scoprono le persone che indirettamente hanno causato loro tanto dolore. Il confronto decollava tra fatti tremendi, pianti infiniti, commozione generale, cuori travolti, abbracci consolatori. Il progetto sembrava procedere bene, ma c’era ancora quello scoglio: ognuno pensava e parlava per se stesso! Ma ecco le lettere che vengono lette negli ultimi due incontri. Sinceramente non credevo ai miei orecchi. Era cambiata completamente la prospettiva: tutti i fatti venivano visti, narrati e commentati con gli occhi di chi subiva e i cuori cambiavano visivamente.
La discussione iniziata dopo la lettera di Fabio era il coronamento di tutto il progetto.
Per molti minuti non ho mosso muscolo. Avevo paura che una parola o un gesto potesse inavvertitamente interrompere l’atmosfera creatasi. Ma c’erano le colombe pasquali portate da Aurora e Caterina, le bibite, i cioccolatini e quindi con la bocca piena di dolci e il cuore pieno di gioia la festa poteva continuare. Alla fine, come sempre in cerchio mano nella mano, preghiamo con la sura coranica di Emanuele e l’ave Maria.
Pierpaolo
da Editore Prison | Mag 10, 2023 | Blog
È l’inizio di un viaggio, il viaggio del Prigioniero!
Mi sembra di sentire i commenti:
“Che novità è?
Di che viaggio si tratta?
Dove andiamo?
Chi c’è con noi?
Quanto spendiamo?
Calma, una per una, ad ogni domanda la sua risposta.
Ma prima devo farvi una doverosa premessa: se ieri, foste stati con me e con altri amici, a Villa Borromeo, oggi sareste in grado di darvi le risposte alle domande che avete fatto.
Devo dirvi che l’incontro organizzato da Prison Fellowship Italia vedeva presenti persone di Cagli , di Rimini, di Cantiano, di Fossombrone, di Fano, di Senigallia e Ancona ed alcuni “coraggiosi” di Pesaro. Pochi, dal momento che si giocava in casa, ma buoni, perché hanno vinto la pigrizia, con la curiosità, e i visi quando ci siamo salutati dicevano chiaramente la soddisfazione per la scelta fatta!
E allora, bando alle ciance e guardiamo di cosa si tratta.
Prison parla ai detenuti, ma prima ancora parla e lavora con le persone che hanno deciso di donare anche solo una parola a colui che all’interno di una cella sconta una pena, grande o piccola che sia.
Parlare con un detenuti significa donare speranza ai tanti che la Società ha isolato, ma significa anche assicurare alla Società stessa il recupero del 70% dei carcerati. Può sembrare un sogno, è invece una realtà che Prison conosce bene e vuole continuare a sostenere.
Il viaggio: è un progetto che Prison ha già realizzato in Carceri di altre città ( e del mondo) che, oggi, propone a Pesaro e a Fossombrone.
Noi abbiamo una Casa Circondariale che ospita 230 carcerati, di cui 20 donne.
Devono scontare una pena, ma oggi non sappiamo come concretamente aiutarli.
Ci sono i volontari che impegnano le loro forze, i loro momenti liberi, anche le loro capacità economiche, per rendere più vivibile il loro “star li”.
Con i volontari i carcerati parlano, raccontano la loro vita prima del carcere, se vogliono accennano agli errori commessi, ma soprattutto sognano il domani, quando scontata la pena, potranno riabbracciare i loro cari , lavorare e “vivere”. Da uomini e donne dignitosamente recuperati.
Ma chi può aiutare il recupero? Sappiamo tutti quanto sia difficile il processo di rieducazione all’interno degli istituti penitenziari italiani.
Nella maggior parte delle carceri aspettano che il tempo passi. Ma voi, per un attimo, pensate solo a cosa passa dentro la mente di quelle persone, alla disperazione per la solitudine, alla sensazione di inutilità perché non riescono a dare un senso alla pena.
Il Viaggio del Prigioniero, risponde a tutto ciò, offrendo un percorso di cura attraverso un intervento strutturale che mette in primo piano il se’ e il racconto di un uomo che ha saputo accogliere, amare, perdonare.
Contribuisce a spezzare le catene che hanno portato al reato e che costituiscono la base per la sua reiterazione.
Trasmette valori universalmente accettati di cui si è fatta massima propaganda chi ha parlato di Gesù.
Permette di scoprire che non tutto è perduto e che la propria vita può avere un nuovo senso.
Il percorso prevede la lettura del Vangelo di Marco, attraverso una metodologia sperimentata con successo da Prison nei diversi Paesi del mondo.
Una parola può essere sufficiente a cambiare la vita ad un detenuto, facendogli iniziare un nuovo percorso di vita, permettendogli di riscattarsi.
Lo testimonia Stephen James, l’ideatore del Progetto che, da detenuto, un giorno rollando un foglio della Bibbia per farsi una sigaretta, ha fissato una parola che gli è entrata nel cuore.
Stephen ha cambiato vita, uscito dal carcere, si laurea in Sociologia ed ora lavora attivamente per dare una possibilità di riscatto a chi, come lui, è cresciuto ai margini della Società.
E noi, come usciremo da questo viaggio?
Oggi abbiamo una gran voglia di contribuire a trasformare la vita dei detenuti.
Vorremmo aiutarli a riconciliarsi con il mondo; vorremmo aiutare a ridurre la percentuale di reiterazione dei reati.
Noi desideriamo che i detenuti imparino a gestire sentimenti di angoscia e disperazione.
Vogliamo per questo servirci del Viaggio del Prigioniero perché questo metodo ha dato prova di saper trasformare la vita dei prigionieri mettendoli a contatto con la parola di Gesù.
Questo è l’obiettivo di Prison che, entrando nelle carceri, permette attraverso il viaggio del prigioniero, di conoscere nuovi valori, avviando un processo di cambiamento interiore.
Ecco quindi chiarito il mistero:
UN VIAGGIO con un obiettivo chiaro ed inequivocabile: la salvezza dell’uomo.
COMPAGNI DI VIAGGIO saranno tutti coloro che credono che la speranza in una vita migliore, sia riposta nella parola di Gesù.
IL COSTO DEL VIAGGIO: la disponibilità del nostro cuore e la nostra capacità di accogliere tutti coloro (carcerati soprattutto )che il Signore potrà mettere sulla nostra via.
La proposta di Prison non può lasciare indifferenti!
Facciamo un patto allora: noi vi terremo informati per il prossimo incontro, ma voi fate in modo di essere presenti.
Vorremmo tanto che anche la gente della nostra Città accettasse l’invito, perché il problema carcerario non è solo per noi che da volontari frequentiamo il carcere, ma per tutti, perché una Società che non si impegna a spezzare le catene del crimine, è una società destinata a morire.
Pesaro, 6 Maggio 2023
Anna Maria Lazzari
da Editore Prison | Mag 5, 2023 | Blog
Savigliano, sabato 29 aprile 2023
25 fratelli e sorelle provenienti dal Piemonte e dalla Liguria, quasi tutti appartenenti al Rinnovamento nello Spirito Santo, si sono riuniti per ricevere la formazione a divenire facilitatori de “Il Viaggio del Prigioniero” presso le Suore della Sacra Famiglia di Savigliano.
L’orario 10-17 ha permesso di trasmettere il progetto seguendo tutte le slide, lasciando abbandonate spazio per le domande di chiarimento da parte dei partecipanti, e vivendo nel pomeriggio la simulazione del 2°incontro del “Viaggio del Prigioniero”.
Tanta partecipazione attiva, tanto interesse, tanta fame di approfondire il manuale!
Le formatrici Antonella Borgarello e Francesca Velardo hanno guidato i futuri facilitatori per realizzare il mandato di Matteo 25,36 che Gesù ha dato ai suoi discepoli: restituire la grazia ricevuta potendo guardate gli occhi dei “fratelli carcerati” e dire “Figlio di Dio vieni fuori!” per vedere Gesù anche nei loro occhi.
Veronica Pellegrin
da Editore Prison | Apr 17, 2023 | Blog
Sabato 15 aprile 2023 nei locali della Parrocchia San Benedetto di Frosinone, si è tenuto il corso di formazione per facilitatori del progetto “Il viaggio del prigioniero” curato da Prison Fellowship Italia.
Nonostante il tempo per nulla primaverile e la fitta pioggia, che ci ha accompagnati all’arrivo e alla partenza, non ci siamo lasciati distogliere dal nostro intento e dal desiderio di partecipare al corso.
Eravamo, infatti, più di venti fratelli e sorelle del Rinnovamento nello Spirito Santo, e non solo,
provenienti dalle diverse Diocesi del Lazio.
In premessa, dobbiamo dire che questa tappa del “viaggio” nel Lazio ha ricevuto una particolare benedizione da parte di mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI, il quale, lo scorso 28 marzo, ha fatto visita al carcere di Paliano, in provincia di Frosinone,
donando 8000 Bibbie che saranno regalate ai detenuti di cento Istituti penitenziari italiani impegnati in percorsi spirituali e formativi, tra i quali proprio “Il viaggio del prigioniero”.
Il corso per i facilitatori è stato sapientemente guidato da Francesco Di Turo, alla presenza di Paola Montello, vice presidente di Prison Fellowship Italia e si è svolto nell’intera mattinata di sabato.
L’incontro è iniziato con la lode e l’invocazione dello Spirito Santo ed è proseguito con l’illustrazione del progetto “Il viaggio del prigioniero” a partire dagli strumenti fondamentali: il manuale per i facilitatori e una guida allo studio del Vangelo di Marco che sarà consegnata a
ciascun detenuto partecipante. Il corso è composto da otto sessioni di due ore ciascuna, al termine delle quali è prevista una cerimonia di consegna dei diplomi ai partecipanti e potrà proseguire successivamente con un percorso di discepolato.
Sin da subito nella sala della Parrocchia San Benedetto che ci ospitava si è creato un clima di grande serenità e partecipazione attiva. Dalle parole di Francesco abbiamo compreso come sia fondamentale una buona formazione dei facilitatori (o guide) e il rispetto della metodologia prevista dal manuale, delle tematiche e degli standard del programma. Non si può improvvisare o personalizzare. Il progetto partito da qualche anno in alcuni penitenziari di vari Paesi del mondo, si sta diffondendo anche in Italia grazie a Prison Fellowship ed è già stato sperimentato in diverse carceri della penisola,
ottenendo risultati davvero incoraggianti.
Perché il viaggio del prigioniero in un carcere? Sembrerebbe un ossimoro, come si può viaggiare in un luogo chiuso? Di certo attraverso un viaggio interiore che prende le mosse dal primo verso del 1° Capitolo del Vangelo di Marco: “Qui comincia la storia meravigliosa di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
L’obiettivo principale del progetto, infatti, è quello di portare in carcere la “buona novella”, seguendo il viaggio di Gesù sulle orme del Vangelo di Marco per donare speranza a chi sembra averne persa e crede che la propria vita sia solo una lunga serie di fallimenti.
Il viaggio del prigioniero è, dunque, un percorso di evangelizzazione che aiuta i detenuti a guarire
le ferite dell’anima, ma è anche il cammino richiesto ad ogni cristiano per scoprire chi è Gesù,
perché è venuto, cosa vuole dire seguirlo.
Al termine della presentazione del corso, è emersa con forza l’importanza del ruolo della guida nell’annunciare il Vangelo con integrità, fedeltà ed umiltà e con la consapevolezza di saper distinguere sempre il proprio ruolo da quello di Dio.
E se intraprendere questo viaggio spaventa un po’ anche noi che abbiamo partecipato al corso, confidiamo in Dio…Lui farà la sua parte e noi la nostra.
Sandra Canicchio
da Editore Prison | Apr 13, 2023 | Blog
Qui comincia la storia meravigliosa di Gesù Cristo, Figlio di Dio. È l’inizio del Vangelo di Marco nella traduzione ad opera di Prison Fellowship Italia, ed è anche l’inizio di un nuovo capitolo per l’Emilia-Romagna. Sabato 1 aprile 2023, un gruppo di fratelli e sorelle del Rinnovamento nello Spirito Santo provenienti da diverse diocesi della regione si è radunato presso la casa del cappellano della Casa Circondariale della Dozza di Bologna per vivere un intenso e dinamico corso di formazione per facilitatori all’interno delle carceri.
Dopo la preghiera iniziale di lode e invocazione, rimanendo nel clima di comunione creatosi, i due formatori, Francesco e Teresa, ci hanno guidati nel percorso, tra curiosità, commozione, desiderio di imparare e, soprattutto, tanta gioia e speranza.
Credo che una delle consapevolezze più grandi che abbiamo maturato sia la necessità di tornare bambini, afferrare quello sguardo puro, semplice e curioso e farlo di nuovo nostro; mettere da parte i saperi che abbiamo faticosamente acquisito nel tempo per abbracciare pienamente l’umiltà, quella umiltà che ebbe Gesù quando lavò i piedi ai suoi apostoli, quando lasciò che l’emorroissa toccasse il suo mantello, quando si fermò nella casa di Zaccheo. L’umiltà che non ci fa sentire migliori dei detenuti che andremo a evangelizzare solo perché siamo “dalla parte giusta” delle mura del carcere, ma che ci rende consapevoli che saremo noi stessi i primi ad uscire rinnovati da questa esperienza. Se Gesù stesso ha detto: “Anch’io, il Messia, non sono venuto qui per essere servito, ma per servire gli altri e per dare la mia vita in riscatto di molti!” (Mc 10, 45), come possiamo noi distogliere lo sguardo dalla sofferenza intorno a noi?
Come è stato ricordato durante il corso, molto spesso preghiamo senza sapere per cosa lodare o ringraziare Dio; rischiamo di fare diventare la lode scontata e appiattita, dandole il valore che attribuiamo alle suppellettili conservate nella credenza. Non vogliamo più cadere in questo errore, vogliamo impegnarci, essere intraprendenti fin dalla preghiera. L’opera che lo Spirito sta dipingendo in chi sarà chiamato ad andare nelle carceri deve essere fin da ora motivo di ringraziamento.
Don Luigi Ciotti, sacerdote vicino ai più deboli, agli emarginati e alle vittime di crimini, una volta disse che non basta più commuoversi, bisogna muoversi. Questo è il grande salto che dobbiamo compiere: non è il tempo di starsene in disparte a guardare inermi la società mentre si chiude su se stessa aspettando di annichilirsi; non servono le lamentele silenziose, le lacrime piante nella solitudine della propria camera, le amarezze condivise con nessuno se non con uno specchio; non possiamo permetterci di starcene nell’agiatezza delle nostre case, protetti dall’illusione di una sicurezza che ci siamo comodamente costruiti attorno per non vedere quello che realmente c’è al di fuori di noi. “Se qualcuno di voi vuole seguirmi, deve smettere di pensare a se stesso, per prendere la sua croce e seguirmi da vicino” (Mc 8, 34). È l’invito che Gesù rivolge ai suoi discepoli, a ciascuno di noi: liberarci da ciò ci paralizza, assumerci le nostre responsabilità, impegnarci ad essere cristiani non solo nelle parole, ma anche nei fatti.
Il percorso che Prison Fellowship propone ai detenuti è, in realtà, il medesimo cammino che noi tutti siamo chiamati a compiere ogni giorno. Il cambiamento che desideriamo tanto per il mondo deve necessariamente partire da noi. Iniziando il viaggio da tre semplici domande, sebbene non poi così scontate (Chi è Gesù? Perché è venuto? Cosa mi chiama a fare?), saremo in grado di portare ai detenuti la buona novella, che è prima di tutto un messaggio di speranza.
Valentina Dall’Asta
da Editore Prison | Apr 5, 2023 | Blog
Mentre ci apprestiamo a vivere i giorni che precedono la Santa Pasqua, i volontari di Prison Fellowship Italia onlus e del Rinnovamento nello Spirito Santo della diocesi di Ariano Irpino Lacedonia hanno abbracciato la sofferenza di Cristo sul Calvario attraverso il volto dei 250 detenuti della Casa Circondariale “Pasquale Campanello” di Ariano Irpino (AV). Ad aprire le porte dell’Istituto penitenziario ai nostri volontari la direttrice, Maria Rosaria Casaburo, la prima persona a volere questo Pranzo di Pasqua, il Comandante e gli Agenti penitenziari. «E’ importante e molto bello che il carcere non sia solo un luogo di tristezza – ha detto la direttrice – ma, in circostanze particolari, come la Pasqua, anche noi siamo pronti ad accogliere un giorno di festa».
Dunque una meravigliosa giornata di solidarietà, musica e sorrisi quella di lunedì 3 aprile, resa ancora più “gustosa” dal Pranzo stellato preparato con generosità, fin dal primo mattino, dallo chef stellato Domenico Iavarone di José Restaurant a Tenuta Villa Guerra a Torre del Greco (NA), e dallo chef Nunzio Carannante di Villa Orsini, a Mirabella Eclano (AV).
L’iniziativa, promossa dall’Associazione Rinnovamento nello Spirito Santo – Regione Campania, e Prison Fellowship Italia Onlus (PFIt), con il patrocinio del Ministero di Giustizia, ha avuto inizio alle ore 10.30 con il saluto di Marcella Reni, presidente dell’Associazione PFIt, da anni in prima linea con progetti a sostegno del mondo carcerario. «Questa iniziativa – ha testimoniato il presidente – è l’adempimento di ciò che i Padri costituenti hanno voluto nella Costituzione: all’art.27 infatti è scritto che “la pena deve tendere alla rieducazione”. Questa è la più vera e nobile faccia del carcere… Dobbiamo ringraziare molto chi lavora in questo carcere perché lo fa come dovrebbe essere fatto sempre e dovunque».
Prima di dare inizio allo spettacolo che ha preceduto il Pranzo, sono stati consegnati i diplomi a 7 detenuti che hanno da poco terminato il progetto “il Viaggio del prigioniero”. Un percorso in 8 tappe (attuato già in ben 660 carceri), durante il quale ai detenuti viene presentata la figura e la vita di Gesù, anche lui prigioniero, con l’obiettivo di risanare, attraverso l’esperienza di una sofferenza conosciuta, le loro vite.
L’esibizione musicale del cantautore Luca Pugliese, artista eclettico di origine irpina, ha acceso gli entusiasmi di tutti i detenuti presenti nella sala polivalente della Casa Circondariale. Il cantautore, noto anche per aver ideato “Un’ora d’aria colorata” all’interno degli Istituti penitenziari, ha eseguito diversi brani, generando euforia tra i detenuti e un’insolita atmosfera di leggerezza.
Tra le diverse testimonianze, quella di Bartolomeo Mercuri, presidente dell’Associazione “il Cenacolo”, attiva nel campo della solidarietà. Bartolomeo ha raccontato la sua esperienza in cella e come la detenzione sia stata all’origine della sua conversione. L’incontro con Gesù, uomo e prigioniero, diventa promessa di una sequela operativa, fatta di azioni concrete: decide di dedicare la sua vita per aiutare gli ultimi, i poveri, i sofferenti. Come per Bartolomeo, per molti detenuti la storia con Gesù è stata un’esperienza liberante: “Con Gesù ci si sente liberi nonostante le mura, le sbarre del carcere”.
Il saluto di don Roberto Di Chiana, cappellano del carcere, e del vescovo S.E. mons. Sergio Milillo, vescovo della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia sono stati una carezza al cuore dei detenuti, un attimo prima di degustare il Pranzo. L’attenzione si è quindi spostata sugli chef, sui 6 cuochi e sulle loro brigate, che hanno cucinato eccezionalmente i pasti per tutti i detenuti presenti nella struttura. Un menù che fa venire l’acquolina in bocca al solo pensiero: risotto ai funghi, ravioli alla genovese, un secondo di polpette, accompagnate da patate al forno e piselli. Le diverse portate sono state offerte dal ristorante di Villa Orsini e dallo chef stellato Domenico Iavarone.
La giornata di festa si è così conclusa, come anticipazione di una Pasqua che è già preludio di ”cambiamento” e di nuove iniziative, con la Santa Messa celebrata da S.E. mons. Sergio Melillo.
di Daniela Di Domenico
da Editore Prison | Apr 1, 2023 | Blog
Lunedì 3 aprile, presso la Casa Circondariale “Pasquale Campanello” di Ariano Irpino (AV), si svolgerà per la prima volta l’evento di solidarietà “Celebrando la Risurrezione: Pranzo di Pasqua insieme!”. Promossa dall’Associazione Rinnovamento nello Spirito Santo – Regione Campania e Prison Fellowship Italia Onlus, con il patrocinio del Ministero di Giustizia, l’iniziativa intende dare (dopo gli ormai “consolidati” Pranzi di Natale negli Istituti penitenziari italiani), un respiro comunitario e solidale anche alla Santa Pasqua, per centinaia di fratelli ristretti che vivono la detenzione. Gli ospiti d’onore saranno proprio i detenuti e le loro famiglie, ma anche le vittime di reato e i loro familiari che siederanno assieme a pranzo per gustare piatti gourmet preparati da chef di eccezione. A servire le diverse portate, i volontari di Prison Fellowship Italia Onlus e del Rinnovamento nello Spirito Santo, ma anche personaggi e volti noti del mondo dello spettacolo. Un’occasione, nel tempo pasquale, per portare gioia, speranza e, soprattutto, quell’abbraccio capace di ispirare una rinnovata fiducia nel futuro e nella possibilità di diventare persone migliori. Gli chef che metteranno a disposizione la loro arte culinaria per 250 detenuti saranno lo chef stellato Domenico Iavarone di José Restaurant a Tenuta Villa Guerra a Torre del Greco (NA), e Nunzio Carannante, chef di Villa Orsini, a Mirabella Eclano (AV). Con noi ci saranno anche il Maestro panificatore Carlo di Cristo, il cantautore e inventore dell'”Ora d’aria colorata” (tour musicale per i detenuti delle Carceri italiane) Luca Pugliese e il comico (da Zelig, Striscia La Notizia e il Bagaglino) Enzo Costanza che si esibirà in uno spettacolo di cabaret e imitazioni. La testimonianza di Bartolomeo Mercuri, Presidente dell’Associazione “il Cenacolo”, arricchirà la giornata di solidarietà a sostegno delle persone in difficoltà. L’evento si concluderà con la Santa Messa presieduta dal Vescovo di Ariano Irpino Lacedonia Mons. Sergio Melillo, promotore entusiasta dell’iniziativa insieme al cappellano della casa circondariale Don Roberto Di Chiara. Anche le diverse comunità parrocchiali locali sostengono l’iniziativa. Come per tutti gli eventi promossi dalle Associazioni suddette, la finalità è quella di sensibilizzare la comunità civile all’incontro con gli ultimi per eccellenza: i detenuti, al fine di provare a “spezzare il ciclo del crimine”.
da Editore Prison | Mar 21, 2023 | Blog
Disegnano l’amore su fogli di carta, esprimono desideri, sorridono, giocano e si abbracciano con gioia. Accade nel carcere Campanello di Ariano Irpino nel giorno della festa del papà. Non solo sbarre. Per figli e mogli è stato un giorno speciale, carico di emozioni. Un evento unico nella storia, quello promosso nella casa circondariale arianese. E’ un altro sogno che si concretizza grazie alla spinta e determinazione della direttrice Maria Rosaria Casaburo affiancata dal suo validissimo team educativo.
“E’ stata la festa di tutti i papà, dei detenuti ma anche dei poliziotti che hanno rinunciato a stare a casa con le proprie famiglie, pur di essere presenti in carcere e consentirci di poter realizzare una iniziativa del genere.
“Il nostro lavoro non conosce soste, anche un giorno di festa così importante, merita di essere valorizzato e non rappresenta per noi alcun peso stare qui, lontano dai nostri affetti.
Tutto è partito da una semplice chiacchierata. E la cosa più bella e significativa è che abbiamo avuto la presenza di volontari persino da Padova, Roma. Ed è la dimostrazione questa che il carcere unisce in una maniera costruttiva, dove ci sono idee, progetti, entusiasmo, per far si che il momento della carcerazione sia davvero di riflessione e non di abbandono.”
Una esplosione di gioia ed entusiasmo si è avuta grazie alla presenza dei volontari delle associazioni Rinnovamento nello Spirito Santo e Prison Fellowship Italia.
Il Rinnovamento nello Spirito Santo nella realtà diocesana di Ariano Irpino risponde alla chiamata di costituire gruppi e comunità di fedeli che con entusismo vivono la dimensione missionaria verso gli ultimi e gli emarginati: poveri, gli ammalati ed in particolare i detenuti. La missione fondamentale dell’associazione Prison Fellowship Italia è quella di trasformare la vita dei carcerati, delle loro famiglie e delle vittime attraverso una rete globale di soci e volontari.
“Rompere il circolo del crimine e risanare vite in tutto il mondo attraverso l’amore di Gesù. I nostri valori sono una parte essenziale del nostro servizio alla comunità civile, ma anche ai carcerati, alle loro famiglie e alle vittime a cui i nostri programmi sono rivolti. Prison Fellowship International è nata dall’esperienza di Charles Colson, ex braccio destro del presidente Richard Nixon. Condannato per crimini connessi allo scandalo del Watergate, Colson ha scontato sette mesi in carcere. Durante quel periodo, ha visto e vissuto la differenza che la fede in Gesù fa nella vita delle persone. Si convinse che la vera soluzione al crimine/reato si possa trovare attraverso un rinnovamento spirituale. Una volta tornato in libertà, Colson aveva un nuovo obiettivo nella sua vita: raggiungere e aprire un dialogo con gli uomini e le donne dietro le sbarre e dare loro l’opportunità di cambiare le loro vite attraverso Cristo.
Siamo la più grande associazione di ministeri nazionali cristiani che operano nel campo della giustizia criminale. La leadership straniera e i fondi locali sono alla base di ognuno dei nostri ministeri nazionali. Questa presenza alle radici ci permette di assistere i carcerati e le loro famiglie secondo la loro cultura. Il cuore del nostro ministero sono i volontari, che donano il loro tempo in modo generoso e attivo.”
da Editore Prison | Mar 6, 2023 | Blog
Pesaro, apre gli occhi e il cuore su una realtà scomoda:
IL CARCERE
Qualcuno penserà: con tutte le cose tristi che l’oggi ci offre, mancavate voi che certamente non riuscirete a togliere l’amarezza, le delusioni che la società giornalmente e abbondantemente ci regala!
Ma noi, pesaresi e cristiani che giornalmente, senza illusioni, guardiamo con speranza al domani, abbiamo chiesto ad Amici veri di aiutarci a guardare oltre le apparenze per farci vedere che, basta fidarsi di Lui, per scoprire il mondo, per guardare il futuro con un’altra prospettiva.
Questo, oggi è avvenuto!
Nella Sala Rossa del Comune di Pesaro, la Presidente di Prison fellowship Italia MARCELLA CLARA RENI si è incontrata con i volontari che operano giornalmente nella Casa Circondariale di Villa Fastiggi. All’incontro sono presenti oltre all’Assessore Luca Pandolfi, i rappresentanti di alcune Cooperative Sociali e diversi cittadini.
La curiosità ci aveva portato lì; ci eravamo chiesti cosa queste persone potessero dirci che noi non sapessimo già!
Ci volevano forse evidenziare le carenze delle nostre strutture carcerarie?
Delle difficoltà di impegnarsi nella rieducazione delle persone detenute?
Se questa era la loro intenzione, allora dovevamo parlare noi, perché veramente avremmo avuto sufficienti argomenti per trascorrere una serata insieme.
Ma, nè Marcella, nè i suoi collaboratori erano lì per questo!
Volevano invece raccontarci la loro esperienza di CURIOSITÀ iniziale, di INCREDULITÀ successiva, di AMORE e di DESIDERIO di condivisione poi.
MARCELLA, un fiume in piena, ti travolge, ti prende per mano e non ti dice “credi, è così” ma ti guarda con il sorriso sulle labbra, con gli occhi che brillano per il momento che stiamo vivendo insieme, ti racconta la sua esperienza che parte occasionalmente dalla sua attività di Notaio!
Andiamo avanti e scopriamo come la sua esperienza sia uguale alla nostra.
Anche io, ad esempio, mi sono affacciata in un mondo che non conoscevo veramente ma di cui avevo sentito tanto parlare!
Anch’io, come Marcella e probabilmente come tanti di voi, pensando alle Carceri, dicevo:
Beh, è vero, lì dentro ci sono “persone” non cose, ma sono persone che hanno fatto errori (più o meno grandi) ma errori e allora…devono pagare! Non devono essere scusati!
Come siamo duri, come ci sentiamo Giudici infallibili, davanti agli errori degli altri, ma come diventiamo possibilisti, garantisti pensando ai nostri sempre “piccoli” errori!
Superata la diffidenza iniziale subentra la curiosità di vedere: cosa può capitarmi? Avrò perso un pò di tempo ma alla fine sono sicura di aver ragione: non bisogna essere buoni e scusare gli errori fatti!
Marcella, sapessi come ero agitata quando per la prima volta ho varcato la soglia della Casa Circondariale di Villa Fastiggi!
Ma come sono felice oggi, per averlo fatto!
Ho incontrato uomini e donne come noi che davanti ai problemi hanno reagito in modo sbagliato, ma nessuno aveva in mente che, magari attraverso il viaggio del Prigioniero, ci potesse essere una soluzione felice.
Sarebbe lungo e inopportuno scendere nei particolari della esperienza a cui mi riferisco ma sarebbe utile a ciascuno di noi conoscerla.
Ecco perché ho trovato illuminante l’incontro con PRISON FELLOWSHIP ITALIA
Ascoltare le cose veramente capitate, conoscere i risultati incredibili raggiunti, apre gli occhi, il cuore e finalmente la mente ragiona!
Vorrei dire a tutti:
a PRISON per prima!
Tornate a Pesaro, continuate a parlare della vostra esperienza, la vostra testimonianza potrà solo annullare i dubbi che ognuno ha.
Ma VOI CHE LEGGETE, CHE COME ME CERCATE CERTEZZE, RISPONDETE ALL’INVITO CHE CERTAMENTE VERRA’ RIVOLTO A TUTTI.
Venite ad ascoltare e a chiedere perché come me e come gli altri volontari anche voi
capirete la necessità’ di riconoscere e rispettare la dignità delle persone ospitate nelle carceri; di come il recupero di questi fratelli (cristiani, mussulmani, protestanti , testimoni di Geova) sarà possibile attraverso i progetti che Prison porta coraggiosamente avanti.
Con questo invito rivolto a tutti gli uomini di buona volontà ci lasciamo, utilizzando le parole che Gesù attraverso il Vangelo di Matteo dice a ciascuno di noi:
“Ero in carcere e siete venuti a visitarmi…ogni volta che avrete fatto questo ad uno solo dei miei fratelli, l’avrete fatto a me!”
Anna Maria Lazzari
da Editore Prison | Feb 20, 2023 | Blog
Mercoledì 15 febbraio 2023 un gruppo di cristiani si è riunito a Santa Teresa, a Rossano Calabro, per un corso di formazione per facilitatori all’interno delle carceri. Il pomeriggio è iniziato con un momento di preghiera chiedendo al Signore di liberare la mente ed il cuore dalla nostra quotidianità che tante volte ci pesa poiché viviamo una vita frenetica e, una volta liberati noi, abbiamo chiesto a Dio di essere i liberanti dei nostri fratelli. Solo se siamo liberi noi saremo capaci di amare l’altro nelle sue fragilità e nei suoi limiti, di stimarlo e di sostenerlo, ed insieme camminare per fare cose straordinarie. Francesco, la nostra guida, comincia facendoci conoscere la Prison Fellowship International, la più grande organizzazione cristiana per detenuti, ex detenuti e per le loro famiglie, con lo scopo di spezzare il crimine. Ci ha raccontato di come è nata in Italia, definendola come la “costola” del Rinnovamento nello Spirito Santo. E ancora ci ha presentato alcuni dei progetti della Prison: “Il progetto sicomoro”, “Genitori dentro e fuori”, ” Camp for kids”, “L’altRa Cucina” e infine, quello che interessa a noi “Il viaggio del prigioniero”; tutti progetti che dicono speranza, futuro, vita migliore, comunione…
Ma andiamo nello specifico della nostra formazione, un momento di vera crescita e arricchimento, tematiche che per chi prega quotidianamente sembrano essere scontate ma che in realtà non è così. Francesco attraverso questo corso ci ha fatto capire che ci siamo dimenticati della semplicità quando leggiamo la Bibbia e parliamo del Signore, ci ha ricordato che Dio non ha bisogno di grandi discorsi teologici ma di parole umili. La semplicità è la ragione per la quale Steven James, ex detenuto inventore del progetto, ha scelto il Vangelo di Marco per questo percorso che fa conoscere Gesù, il prigioniero.
Il percorso che è standard in tutti i paesi, cioè si fa così e basta perché quando una cosa funziona così com’è non va cambiata, è strutturato così: una fase promozionale per presentare ciò che siamo andati a fare: far conoscere una persona veramente esistita e che fa parte di noi, Gesù, saranno poi loro a scegliere di partecipare liberamente, così come saranno eventualmente loro a chiederci di pregare assieme infatti noi non abbiamo il compito di pregare o cantare; un corso di 8 sessioni dove noi siamo chiamati a portare la buona novella e alla fine del corso i detenuti riceveranno la laurea come segno del loro impegno; e infine il programma di discepolato che favorisce ai prigionieri la reintegrazione nella società. Sentire che grazie al viaggio del prigioniero molti detenuti hanno cambiato la prospettiva della loro vita e si sono avvicinati a Dio, è stata una delle cose più belle ed emozionanti, hanno acceso la speranza che anche noi possiamo andare da loro e lasciare un segno che possa servire per la loro vita. Sicuramente non sarà una passeggiata ma se noi rispettiamo il nostro ruolo di servitori e seguiamo tutti i passi contenuti nel “Manuale delle guide” senza quindi voler strafare, Dio farà la Sua parte, la più difficile e anche la meno probabile, far conoscere se stesso.
Le tematiche del corso sono tre:
1. portare il Vangelo in carcere? Ossia portare la buona novella;
2. Il nostro ruolo e il ruolo di Dio;
3. Chi? Perché? E quindi? Corrispondono esattamente a Identità, missione e chiamata. Tra di loro c’è una relazione reciproca e quindi l’una non esclude l’altra.
Attraverso il vangelo di Marco abbiamo risposto a queste tre domande: Chi è Gesù? Il Figlio e il Santo di Dio; Perché è venuto? Per la nostra salvezza; Cosa mi chiama a fare? Abbandonare l’uomo vecchio e aprirsi all’amore del Signore. Solo se noi in primis crediamo a tutto ciò e viviamo praticando il Vangelo allora potremmo essere autentici testimoni della fede come speranza di una vita migliore, di un futuro che si apre alla salvezza che è Gesù.
Valentina e Mariagrazia Nigro